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genere che comprende forme letterarie preesistenti, ora revisionate, aggiornate, rielaborate: il diario di viaggio, l’autobiografia, il romanzo - epistolare, fantastico, allegorico -, il racconto filosofico. Il viaggio diviene quindi per questi intellettuali esperienza narrativa, occasione di incontro tra letteratura e realtà. Le opere che ne scaturiscono divengono interessantissimi documenti storici, poiché testimoniano le trasformazioni politiche, sociali e culturali di paesi diversi, e perché comprendono i tumulti di un’epoca colma di ideali e di conquiste ideologiche. Gli stessi viaggiatori si fanno veicoli di pensieri, di lingue, di costumi e comportamenti, ed alcuni di essi finiscono per rendersi portavoce dell’inquieta ricerca di nuove esperienze e di nuovi orizzonti dello spirito cosmopolita, talvolta addirittura idealizzando la ricerca di una nuova patria. In alcuni il viaggio metterà in risalto la peculiarità politica e sarà occasione per la diffusione di testi proibiti, idee sovversive, focolai rivoluzionari. In altri diviene occasione di indagine storica e artistica o semplicemente un modo per farsi immortalare accanto al sovrano più illuminato e all’artista del momento nei numerosi ritratti d’ambiente che documentano la vita delle corti. Tra i tanti si fa modello il ritratto di gruppo La famiglia dell'Infante Don Luis di Borbone dipinto da Goya tra il 1783 e il 1784, in cui, “irrigiditi come sull’ultima battuta, prima che cali il sipario”, i componenti della famiglia di Luigi di Borbone, fratello cadetto di re Carlo III di Spagna, chiusi nel perimetro del Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km. da Madrid, si mescolano ad ancelle, cicisbei, borghesi, letterati e musicisti – tra cui il violoncellista toscano Luigi Boccherini – mostrando quanto tali piccole corti, amabili, informali e illuminate, fossero aperte a musicisti, pittori, poeti e a mescolanze di rango. Grazie a questi luoghi ospitali, e a nobili in cerca di prestigio culturale, infatti, viaggiare diviene, nel Settecento, quasi una professione. Il viaggiatore, soprattutto se intellettuale, viaggiando, arricchisce se stesso e il proprio bagaglio di cultura e di idee, e, se inizialmente è un viaggiatore che parte per fare ritorno e per riportare con sé ciò che gli serve per realizzarsi e raggiungere la propria felicità, piano piano diventa un viaggiatore residenziale, che sceglie di insediarsi in una nuova patria integrandosi e consolidandovi la posizione raggiunta: talvolta costretto all’esilio dagli eventi politici, come Ugo Foscolo, in fuga dalla Repubblica Veneta nel 1797, talvolta dalla necessità di redimere la propria reputazione, come il librettista mozartiano Lorenzo Da Ponte, che dopo alcune avventure fallimentari nel commercio, nel 1819 ritrova dignità e realizzazione addirittura nel Nuovo Mondo, divenendo il primo professore d’italiano d’America. Furono tuttavia soprattutto le capitali d’Europa, le mete principali dei viaggi: Parigi, patria dell’Encyclopedie, e Londra, la più ambita, ma tra esse anche la bella Italia – Roma, Napoli, la Sicilia –, culla della cultura classica (più accessibile della Grecia ottomana) e meta obbligata del Grand Tour, e le ricche e influenti città di Germania,
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