
..an excerpt from a booklet from one of our publications... 0047
Schumann. La Sonata in Si minore nacque all’indomani del ritiro dalle scene (1847), allorché Liszt decise di far sul serio e trasformare il sommo virtuoso in un grande compositore, nel periodo in cui nascevano o giungevano a maturazione a ritmo frenetico tutte le idee che erano germogliate negli anni della Lisztomania. Quindi il confronto con la Sinfonia Faust, di tre anni più giovane della Sonata, è più che lecito, essendo entrambe le composizioni due momenti dello stesso spirito innovatore. Con la differenza che la Sinfonia si divide in tre parti, concepite come i ritratti dei tre personaggi del poema di Goethe, mentre la Sonata, contrariamente alle consuetudini lisztiane, rifiuta un esplicito programma. Forse proprio il mistero dei contenuti letterari rende la Sonata così affascinante? Di essa si possono supporre più programmi a livelli emotivi, poetici, filosofici, religiosi e si può discettare sulla sua Forma; nulla ci è impedito ma nulla risolve il mistero. Attribuire alla Sonata un percorso letterario è un esercizio superfluo: è sufficiente cogliere in essa tutti i momenti psicologici tipici di Liszt, e restituirli integri al nostro tempo.
La musica di Liszt è un itinerario psicologico, una mappa delle sue emozioni, un frammento della storia della sua vita. Quando Liszt propone esplicitamente un programma, come accade appunto nelle due Leggende francescane 1 e nella Ballata in Si minore, possiamo seguire facilmente i percorsi per i quali ci guida; ma dove invece ci nega questa indicazione, nel caso quasi unico della Sonata, siamo lasciati liberi di seguire i suggerimenti emotivi che evolvono continuamente nel racconto del brano. Le caratteristiche strutturali di moltissime composizioni lisztiane seguono il programma che le ispira, come è logico che sia. Mentre nella Sonata, una volta scelto quel titolo così carico di storia, il confronto con la Forma beethoveniana è immediato e inevitabile. Al contrario di Schumann e di Chopin, che faticano a inserire i loro procedimenti compositivi in una cornice che sembra congelata nella pur vicina tradizione risalente alla Waldstein e dell’Appassionata, Liszt si muove con una libertà di pensiero che nasce dalla sua profonda conoscenza delle ultime Sonate di Beethoven. La sua Sonata è un affascinante punto di equilibrio tra quell’eredità e la consapevole istanza di rinnovamento contenuta nel programma della “Musica dell’Avvenire”. Dieci anni dopo la composizione della Sonata e della
News,Extra