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analizzato, eseguito in concerto ed infine registrato. Con
musiche di eccelsi cantori del barocco e della sua ansia di
regalità, come Adam Falckenhagen (16971754), Silvius Leopold Weiss (1686-1750),
David Kellner (1670-1748), Ernest Gottlieb
Baron (1696-1760), Bernard Joachim
Hagen (1720-1787) e tanti altri, la cui arte
intima e delicata sembra, in questa epoca
meglio corrispondere alle aspirazioni della
civiltà germanica e dei suoi vicini piuttosto
che allo spirito latino, più individualista,
animato dal desiderio di apparire e per il
quale la musica è un sinonimo di divertimento.
Colmi della loro missione nobile che è “d’eccitare e
calmare i movimenti dell’anima e far passare l’ascoltatore
da una passione all’altra…“ (Quantz 1752), i musicisti
tedeschi del XVIII secolo, elaborano una retorica che
richiede un’estrema delicatezza sia da parte degli
strumenti sia degli interpreti stessi. Il liuto insieme al
clavicordo, saranno gli strumenti prediletti della musica
germanica per la risonanza delle loro armonie, per le
possibilità espressive e per la sonorità dalle molteplici
sfumature.
La mia interpretazione delle musiche per liuto di J. S. Bach
parte da tutti questi presupposti che hanno impreziosito la
mia esperienza musicale in tutti questi anni. La scelta di
concentrarmi su questo repertorio, ha comportato diversi
problemi di tipo pratico, poiché, se nel ’700 un buon
liutista era conteso tra le varie corti, oggi, soprattutto il
solista, è una specie in via d’estinzione a causa delle
pochissime opportunità di esibirsi.
Le musiche per liuto di Bach inoltre comportano diversi
problemi esecutivi, da ciò si deduce che Bach non era un
liutista, nonostante debba aver avuto precise idee
sull’estensione, sull’accordatura e sulle
caratteristiche dello strumento. Egli non
era in confidenza con i problemi della
diteggiatura, vale a dire delle varie
posizioni della mano sinistra.
Il liutista deve decidere quali difficoltà
tecniche affrontare per poter realizzare le
strutture polifoniche senza compromessi,
come cambi di posizione improvvisi
all’interno di passaggi veloci, suonare solo
l’ottava acuta dei bassi e inventare delle soluzioni di
diteggiatura assolutamente nuove. Mia particolare
attenzione è stata anche quella di curare la linea del basso
dandogli il più possibile un'identità ben precisa. Sembra
infatti che mai come nelle composizioni per liuto, Bach sia
particolarmente attento a mettere le pause nella linea del
basso, come a ricordare all'esecutore di fermare la
risonanza della corda precedentemente suonata, per
evitare la sovrapposizione dei suoni anche quando non
comporterebbe nessun problema armonico. Questo
problema richiede un plus lavoro per la mano destra del
liutista, soprattutto del pollice, che deve non solo suonare
e gestire tutte le corde basse, ma deve anche preoccuparsi
di stopparle e fermare la risonanza.
Non dobbiamo dimenticare poi che Bach scrisse alcune
composizioni per il Lautenwerk, uno strumento a tastiera
ed altre sono delle trascrizioni di brani originariamente
pensati per altri strumenti.
Questa registrazione è stata effettuata nell’arco di una
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