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MUSICA E REGIME
Che rapporto c'é tra il potere politico e le arti?
Perché il potere politico ha paura della libertà di un artista?
L'artista non é né un oppositore politico né un
giornalista insidioso. Ma l'artista attraverso la sua
opera trasmette emozioni, lancia segnali, interpreta
la realtà e i suoi grandi interrogativi. Anche se il piu
delle volte non si focalizza sull'attualità, la sua opera
può essere letta su più piani e può diventare una
critica indiretta della società. Per questo i regimi
dittatoriali hanno sempre cercato di isolare o peggio
eliminare artisti considerati scomodi.
ll Progetto Musica & Regime presenta musiche
negate dal Regime Nazista, sensibilizzando
l'ascoltatore sull'importanza della liberta di
espressione. Quando, alla fine degli anni Trenta, fu
tappata la voce a tanti artisti pochissimi cittadini
tedeschi se ne accorsero. Eppure erano pur questi
dei segnali: queste piccole libertà negate avrebbero
dovuto far accendere lampadine di allarme ad
ognuno.
L'ECCIDIO DELLA PIEVECCHIA
ll presente CD è stato registrato alla Chiesa di Santa
Lucia alla Pievecchia in memoria delle vittime
dell'Eccidio dell'8 Giugno 1944.
Quel giorno un gruppo di partigiani proveniente da
Monte Giovi, penetrato nella caserma della guardia
nazionale repubblichina di Pontassieve,
s'impossesso di armi e munizioni, ritirandosi quindi
a bordo di un camion e incontrando tra |'altro un
gruppo di carabinieri, i quali disertarono unendosi alla
pattuglia partigiana. Lungo la strada del ritorno i
partigiani fecero tappa alla Pievecchia. In una delle
case scovarono due soldati tedeschi: ne seguì uno
scontro in cui un soldato lasciò la vita, mentre l'altro
riuscì a fuggire. Per vendicarsi i tedeschi
rastrellarono tutti gli uomini e i giovani residenti alla
Pievecchia e li uccisero a colpi di mitra nel giardino
della villa del paese. 14 persone persero la vita.
PITTURA E POESIA A TEREZIN
Durante la seconda guerra mondiale la Gestapo
utilizzo la città cecoslovacca di Terezin come campo
di concentramento. Circa 144.000 ebrei furono
imprigionati qui, dei quali 33.000 morirono, per lo
più a causa delle inumane condizioni (fame, stress,
malattie, e un’epidemia di tifo esantematico verso la
fine della guerra). Circa 88.000 prigionieri furono
deportati verso il campo di concentramento di
Auschwitz ed altri campi di sterminio. Alla fine della
guerra i sopravvissuti furono 17.247.
Simile a tutti gli altri inferni concentrazionari in
quanto luogo di fame-malattia-morte-orrore, Terezin
ebbe tuttavia una propria "unicità", terribile e
straordinaria al tempo stesso. Fu protagonista di un
rigoglio creativo che fiori spontaneo, ben oltre le
messinscene pianificate dagli aguzzini: la cultura
divenne un “necessario” nutrimento spirituale per i
prigionieri, una sorta di baluardo opposto con la
forza della disperazione alla minaccia incombente
della Vernichtung, la riduzione al nulla.
Il lascito più struggente dell'attività artistica
sviluppata negli ateliers clandestini di Terezin &
rappresentato dalle produzioni dei piccoli “ospiti”:
diari, riviste, 5.000 disegni e 66 poesie. La poesia,
che fu un’espressione soprattutto maschile, si
contraddistingue per il prevalere di atteggiamenti
disincantati, cupi, mesti: i bambini riversano i propri
stati d’animo oscillanti fra la desolazione, la paura,
poche residue speranze, vane illusioni. Piu spesso,
pero, focalizzano l’attenzione sul presente, che €
sporcizia, tenebra, solitudine, malattia, assenza di
libertà-gioia-conforto.
I quadri realizzati da Michele Riccomini in occasione
del Progetto ESPRESSIONE E REGIME sono ispirati
alle poesie di Terezin. Come simbolo delle
insopprimibile pulsione alla vita, la poesia diventa
strumento di umanità contro l’oppressione inflitta dal
regime nazista. I temi toccati nelle struggenti poesie
diventano lezione universale sul valore della vita
trascendendo dai limiti storici, culturali e religiosi
rendendo la tragedia degli ebrei una tragedia
dell'umanità intera.
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