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La proposta contenuta nell'album consiste nell'ascoltare il silenzio con importanza maggiore rispetto all'attenzione riservata d'istinto al suono. Entrambi gli elementi concorrono alla costruzione delle cinque opere presentate, in particolare però è il silenzio a dare luce, a favorire il respiro, a fungere da lente attraverso cui visitare con spasso i paesaggi sonori che via via appaiono. In un certo senso si tratta di un invito al non ascolto, la negazione nondimeno è un gioco al vuoto che vorrebbe stimolare l'interazione e il libero orientamento dell'ascoltatore in relazione ai gesti musicali dei quattro suonatori, non è insomma un operatore logico che uniforma gli atteggiamenti bensì una significativa possibilità capace di creare coerenze diversamente personali. Il silenzio, o il non suono, ora è porosità della materia, ora è buco nel muro; noi immaginiamo quasi che esso moltiplichi le porte dell'edificio musicale, grazie alle quali il luogo diventa vivibile rivelando spazi pensati e goduti non come semplicemente vuoti, ma come creativi; e questo valga nella registrazione per l'oboe, il pianoforte, la percussione e l'elettronica, ma anche ad esempio per uno strumento giocattolo a portata di chi porga orecchio al disco comodamente nel salotto di casa propria. Naturalmente composizioni fatte di attese o pentagrammi fitti di pause, la cultura odierna ne annovera non pochi, qui tuttavia si è preferito credere in una musica ostile a bellezza e maggioranze varie, per aspirare al capolavoro che può scaturire da una collaborazione e complicità tra i musicisti che hanno registrato consegnando al passato e gli ascoltatori che rinnovano l'esperienza nel presente.
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