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La Cantata è un genere musicale che vide i suoi albori gid nei primi decenni del Seicento e che conobbe una incredibile diffusione nel secolo successivo. Tale genere si affermò presto in due forme distinte: la cantata sacra e quella da camera, anche detta profana. Quest'ultima fu in assoluto una delle forme musicali più amate nel Settecento, concepita come musica di intrattenimento da eseguirsi in occasione di celebrazioni, festeggiamenti, ricevimenti ed altri eventi privati, ma anche come raffinato esercizio da parte degli intellettuali di importanti accademie. L'esecuzione di Cantate avveniva quindi in contesti intimi, spesso in sale o giardini di palazzi aristocratici. Le musiche e i testi delle Cantate barocche seguono spesso la poetica degli affetti tipica del periodo, caratterizzata da un’alternanza di sentimenti accesi e fra loro contrastanti. Questa caratteristica è in comune con il mondo operistico coevo e fu proprio tale vicinanza al genere teatrale che portò ad una assunzione delle sue forme: nel genere della cantata da camera cominciò infatti ad essere utilizzato uno schema alternato di recitativi ed arie, quest'ultime composte nella forma del Da Capo tipico del melodramma. Moltissimi grandi compositori fra Sei e Settecento (fra i quali Handel, Vivaldi, Alessandro Scarlatti, Benedetto Marcello, Porpora, Caldara, Gasparini, Giovanni Bononcini, Hasse, Pergolesi, Mancini) si cimentarono in questo repertorio, spesso con una produzione incredibilmente ampia, che ben fa comprendere l'importanza e la richiesta del genere durante la loro epoca. Nella peculiare carriera di Giovanni Bononcini (Modena, 1670 — Vienna, 1747), la cantata ha occupato un ruolo di assoluta rilevanza, come testimoniano i numerosi manoscritti musicali a noi pervenuti e conservati negli archivi di tutto il mondo. Non c'è da stupirsi del fatto che la maggior parte della musica da camera bononciniana sia a noi pervenuta solamente in forma manoscritta: la produzione musicale era percepita all’epoca come genere di consumo ed era totalmente assente un‘idea di conservazione del repertorio, motivo per cui dopo le prime esecuzioni di opere, cantate, oratori e simili non si procedeva quasi mai con la pubblicazione a stampa.
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