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“La musica è arte del tempo, perché non esiste che nell'irreversibilità del suo fluire. Ma essa è tale anche in un secondo senso, giacché, come ogni espressione simbolica, è un’arte sottomessa al tempo: muta senza posa, non cessa mai di trasformarsi” (Jean Molino, Il tempo, la musica e la storia, Enciclopedia della musica, vol. IV Einaudi 2007).
Il fluire della musica, così come ogni suo cambiamento ed evoluzione, riguarda anche uno strumento come il liuto e, nello specifico, il liuto barocco, ossia il liuto del ‘700 che ha attraversato importanti trasformazioni organologiche per adattarsi al repertorio del suo tempo e alla necessità di ottenere un suono più corposo e udibile.
Sulla base di questa premessa, non appare più un ossimoro parlare di musica contemporanea per liuto, soprattutto pensando al suo importante e costante revival presente ai giorni d'oggi. Infatti, al pari di quanto si è osservato per strumenti come il clavicembalo, il clavicordo e il flauto dolce, la riscoperta del liuto ha prodotto una serie di concatenazioni virtuose che spaziano dai più recenti approdi della liuteria, alle scoperte di fondi musicali che alimentano un repertorio pressoché inesauribile. Il liuto, però, a differenza di altri strumenti che pure vivono una nuova, ricca stagione contemporanea, porta con sé, nell’esperienza musicale di oggi, un tratto identitario che viene da lontano e resta comunque indissolubilmente legato alla musica del passato.
In questo contesto si presenta audace e anticonformista il liutista professionista che incide...
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