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La musica da film rappresenta soltanto uno dei molti ambiti in cui si distinse la fantasia creativa di Nino Rota, che fu compositore a tutto tondo, oltre che didatta insigne. La forza dell’industria cinematografica e la magia inossidabile del grande schermo ne hanno veicolato immagine internazionale di successo, quasi dissimulando, sotto la mole di un catalogo sontuoso e tra i bagliori dell’Oscar conquistato nel 1975, i molti altri meriti dell’autore colto e curioso Se “La strada”, “Il gattopardo’, “Amarcord” e, naturalmente, “Il padrino” (la lista comprende piu di centocinquanta pellicole) ci parlano di Rota pit facilmente di quanto non facciano, per esempio, un’opera deliziosa come “!/ cappello di pagiia di Firenze” oppure i molti brani da camera composti nel corso di una carriera lunga e fantasiosa, non dipende da valutazioni di merito puntuali, ma dalla confidenza oggi acquisita con un mondo e un linguaggio, quelli del cinema, accessibili e trasversali. Diceva Rota: «Non credo a differenze di ceti e di livelli nella musica: il termine “musica leggera”, ad esempio, si riferisce alla leggerezza di chi l'ascolta, non di chil’ha scritta». Un’osservazione inconfutabile, ma non sempre condivisa dai suoi colleghi piu impegnati, per i quali, infatti, Rota sarebbe rimasto a lungo “il cinematografaro”, termine scherzoso, forse persino affettuoso, eppure limitativo, nel migliore dei casi. Diciamo invece che Nino Rota fu tra i primi autori moderni a porsi il problema della fruibilita del prodotto musicale, ossia del suo potenziale comunicativo, a prescindere dalle etichette. Quando, alla meta del secolo scorso, la musica
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