Violino d'Amore
PENSIERI SULLA MUSICA PER PIANOFORTE DI FRANZ LISZT. A parlare della Sonata in Si minore di Liszt si rischia di cadere nell’ovvietà. Molto è stato detto e scritto di essa, molto più di tutte le altre opere di Liszt, che subiscono ancora oggi da parte di una consistente frazione del pubblico quella scarsa considerazione espressa già da Clara Schumann proprio a proposito della Sonata (“Solo cieco rumore, non una sana idea, ogni cosa confusa, non si trova una sola chiara progressione armonica...”). E molto si è discusso della collocazione che quest’opera chiede; io vorrei usare soltanto una parola per inserirla nel panorama musicale dell’800: rivoluzionaria. Come tutte le rivoluzioni dell’arte, il passato non soltanto non viene rifiutato, ma resta la base solidissima della svolta. Basta pensare che l’ungherese suonava a dodici anni l’opera 106 di Beethoven, che del grande di Bonn è stato un fervente seguace, che ha posto particolare attenzione alla Wanderer Phantasie di Schubert, e che certamente ha conosciuto le composizioni sonatistiche di Chopin e di
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